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Tradizione dell'Argenteria
Fiorentina
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[ Pagina 1 di 4 ] Premesso
che anticamente, gli artefici, i quali lavorano sia
l'argento che l'oro come pure altri metalli poi argentati
o dorati, erano genericamente chiamati orafi, si
può affermare che la tradizione della
lavorazione dell'argento a Firenze è certamente
antica quanto la città. Solo nel 1322,
però, gli orafi, organizzandosi in maniera
stabile, cominciarono a far parte della vita
istituzionale fiorentina aderendo all' Arte di Por Santa
Maria che era una delle corporazioni più
importanti di Firenze. Essa aveva preso il nome da quella
porta della più antica cerchia delle mura posta
quasi sull' Arno, dove oggi è l'omonima strada che
conduce al Ponte Vecchio e dove era la gran parte delle
botteghe dei più differenti mestieri, compresi gli
orafi, che vi si erano iscritti perché risiedevano
in quella zona. L'Arte ebbe naturalmente degli statuti
cioè le regole necessarie per fissare la propria
vita interna ed i rapporti con e tra gli iscritti, i loro
requisiti, le caratteristiche e i limiti delle
attività esercitate, nonchè per indirizzare
la sua vita politica e le strategie economiche e
commerciali. Tali regole erano, di norma, emanate
d'intesa con il Comune perchè erano proprio le
corporazioni di imprenditori per mestieri e professioni
affini, e cioè le arti nel loro insieme: sette
Maggiori e quattordici Minori, che, secondo l'ordinamento
politico fiorentino, detenevano il governo dello stato
attraverso i loro iscritti. All'interno degli statuti
dell'Arte, dei capitoli specifici riguardavano gli orafi,
considerati "membri importanti", precisando le
loro mansioni e tenendo in massimo conto, pena sanzioni
severe per i contravventori, che lavorassero onestamente
e con cura metallo di buona lega, nell'interesse della
clientela e per il prestigio dell'Arte.
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